Why so serious?

Diceva il buon vecchio Mark Twain:
“Una fotografia è un documento importante, e non c'è niente di più sbagliato, per presentarsi al futuro, di uno sciocco sorriso catturato e fissato per sempre.”
Ai nostri giorni si sorride sempre di meno: stress e mercato globale imponendoci le loro regole affliggono il nostro umore. C’è persino chi ha calcolato ( ovviamente negli USA ) che negli anni cinquanta una persona, in media, rideva dai 45 ai 60 min al giorno; oggi siamo scesi ai miseri 15 min pro capite.
Ma ritornando ai secoli scorsi, il senso di austerità e di orgoglio, che legava l’uomo al suo nome ed al suo aspetto, fecero si che la fotografia venisse eretta diretta discendente degli altisonanti ritratti ed indi a documento storico per eccellenza.
Quando nel 17° secolo la fotografia divenne dominio anche dei meno facoltosi, l’aspetto e la seriosità della posa del soggetto divennero il distinguo tra le figure della bassa società e quelle aristocratiche, le quali vedevano i poveri ed i “ giullari” come gli unici che si vedeva ridere in fotografia in quanto privi di dignità.
Ridere ci rende meno degni di essere uomini?
Per fortuna i tempi sono cambiati eppure oggi una foto viene sempre più distrattamente appesa ad una “ bacheca virtuale”, ignari che anche un semplice scatto possa comunicare l’energia che riponiamo nell’affrontare la vita e tracciare la storia di come ci siamo confrontati con i suoi dilemmi.
Contrariamente alle vetuste immagini b/n di decine di anni fa, siamo bombardati di miliardi di ritratti sorridenti, ma un sorriso dunque è lo specchio della nostra felicità?
Se ne occupa la gelotologia ( che non è la disciplina dei buoni gelatai, ma quella di coloro che si occupano del sorriso ai fini terapeutici ) e la risposta è: non sempre! Eppure quelle foto spontanee e non da copertina sono un ricordo di come eravamo e di cosa volevamo diventare. Qualora ci fossimo dimenticati dei nostri sogni, una bella foto ci fa risalire sulle nuvole, per riafferrare il nostro “ corso”.
E’ questa la magia contagiosa del sorriso: bisogna ridere; e ridere fa bene agli altri ed a se stessi.
Guardiamo l’operato dei migliaia di dottori clown che alleviano i mali incurabili di altrettante migliaia di bambini.
Ridere guarisce: allontana l’ansia e libera endorfine; ossigena il sangue e ci da un senso di ebbrezza, di energia. Anche il solo vedere qualcuno sorridere ci fa stare meglio.
Ridete e fate sorridere...
“ Chi ha il coraggio di ridere, è padrone del mondo”
G. Leopardi
Vi lascio a questo approfondimento:
http://www.disinformazione.it/terapiarisata.htm